Oltre novant'anni fa Julius Evola scrisse un saggio fondamentale che
ebbe varie edizioni, di volta in volta aggiornate, e finì come conclusione della
sua opera principale, Rivolta contro il mondo moderno, mantenuto dalla prima
edizione, del 1934, in tutte le successive. Si trattava di Americanismo e bolscevismo, uscito nel 1929, quando il pensatore aveva appena trentun anni. In
esso si denunciavano i due pericoli maggiori che l'Europa correva: il primo,
rappresentato dalla democrazia americana; l'altro, dalla dittatura sovietica,
solo in apparenza opposti ma simili. Mezzo secolo dopo crollava il “muro di
Berlino”, simbolo del potere comunista nel Vecchio Continente, e di lì a poco
l'URSS. Era la dimostrazione concreta del “dio che è fallito” (per usare il titolo del famoso libro di testimonianze di intellettuali internazionali del 1950),
tanto sul piano ideologico quanto su quello fattuale. Crollo davvero incredibile e che nessun politologo aveva previsto, se non una sovietologa francese.
È singolare, sintomatico e simbolico che il pensiero, le tesi, la “visione del mondo” di Julius Evola trovino un terreno incredibilmente fertile per
svilupparsi proprio negli Stati Uniti e in Russia, non più Unione Sovietica,
come stanno a dimostrare alcuni dei testi presentati in questo fascicolo di Studi Evoliani. Nessuno lo avrebbe potuto immaginare, eppure è così. Proprio nei
due Paesi che il filosofo indicava come i maggiori pericoli per la Tradizione
il suo pensiero ha attecchito e si sta sviluppando in gruppi, associazioni intellettuali, case editrici, riviste sensibili ad una prospettiva antagonista a quella
dominante.
A colpire maggiormente è proprio ciò che sta verificandosi nella ex patria del comunismo: a Mosca e San Pietroburgo sono sorti gruppi dinamici ed
efficienti che, conoscendo bene la nostra lingua, stanno divulgando il pensiero
e le opere evoliane. Non è d'altronde la prima volta che le pubblicazioni della
Fondazione Julius Evola mettono a fuoco quella che a tutti gli effetti si presenta come una singolare eterogenesi dei fini: basti pensare al saggio di Roberto
Valle Evola e la Russia (uscito su Studi Evoliani 2009 ) e al monumentale
scritto di Aleksandr Dugin – tra i primi ad aver portato in Russia il pensiero
del filosofo romano - Astrazione e differenziazione in Julius Evola, uscito sul
sito internet della Fondazione nell'agosto 2019.
(Dall'introduzione "Questo annuario 2020")